LA RELAZIONE DI PAOLO BENANTI

NdR.:La relazione integrale è stata pubblicata sul n. 2/2019 de Il Consulente familiare

Buongiorno a tutti e grazie per avermi invitato al vostro convegno sui social media.
Da bravo francescano cercherò di essere chiaro e rispettoso dei tempi.
Oggi parleremo di Digital Age, e delle relazioni nell’epoca del digitale.
L'universo digitale sta toccando tutti gli aspetti della nostra esistenza e sta generando un cambio profondo nel modo di comprendere la realtà e anche di vivere l'affettività. 
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Oggi  cercheremo di esplorare le dimensioni del continente digitale per dimostrare che le domande di sempre trovano nuove sfide e nuove risonanze. E lo faremo attraverso alcune domande che stamattina vi proporrò
Siamo sicuri che digitale, che non si vede, non si sente, ha il potere di cambiare la vita dell’uomo?.
Quando parliamo di digitale è solo un cambio di strumenti, una volta comunicavamo con i segnali di fumo ed oggi abbiamo ben altri apparecchi, oppure c’è altro?
La digital age cambia la comunicazione?
La Digital Age  ha a che fare col modo con cui ragioniamo o col modo con cui proviamo emozioni?
...omissis   vedi relazione integrale sulla Rivista n.2 2019.
Conclusioni

Uno degli investimenti più importanti dell’industria dei Social Media è nello sviluppo e studio delle App per i telefonini, che è un lavoro complesso di psicologia sociale. Perché i contenuti delle App producono una reazione emotiva dentro di noi ed  hanno a che fare anche con alcuni recettori della serotonina.
La modalità delle notifiche delle App di un telefonino produce un legame, un filo invisibile tra l’utente e il suo schermo che ha a che fare  con lo sviluppo emotivo.
E una sorta di grande coccola digitale che rassicura e tranquillizza,  ed è in parte in contrasto con le rudezza della realtà ‘analogica’, con i contrasti emotivi che dobbiamo affrontare ogni giorno.
Il potere dei social network è tale che essi hanno la possibilità di modificare l’immaginario della nostra vita e mostrare all’esterno una realtà personale modificata o immaginata. Diventano strumenti narrativi che connettono gli eventi, le amozioni  e ci permettono di trasformare le immagini della nostra vita per offrire al nosto pubblico di ‘amici’ il volto migliore. Viviamo alla fine in un modo che ci spinge a comportamenti sempre più compulsivi, in cui le esistenze vengono vissute sia in modo  reale che virtuale.
Da un punto di vista familiare quello che è interessante sapere è che ognuno può sviluppare, nei Social media, più esistenze contemporanee cioè avere più esistenze contemporaneamente. Con  più profili social, che corrispondono a più ruoli sociali o personaggi immaginari, mi gioco alternativamente, la possibilità di conoscere nuovi amici, chattare, collegarmi, condividere.
Qualcuno associa questo al nascere di un nuovo fenomeno legato all’essere adulti pur volendo rimanere giovani.
È un problema generazionale quindi .  Sappiamo che il termine adulto deriva dal verbo latino adolescere (crescere) quindi nel significato di cresciuto maturo, mentre  adolescente è chi è biologicamente maturo per far nascere un figlio ma socialmente non è capace.
Ed ora ci troviamo di fronte a un nuovo comportamento, che è stato denominato adultescente, che è l’adulto che ha le stesse caratteristiche della persona matura, ma manifesta le stesse pulsioni, voglie e desideri degli adolescenti.
Per cui  a 50anni gioca al calcetto con la scarpetta e la mise uguale a quella del  figlio,b o la mamma che fa lo shopping con la figlia e  gareggia per il capo piu moderno.
Queste dinamiche oggi attraversano le relazioni familiari, perché se un tempo il mondo dei piccoli era diverso dal mondo dei grandi, ora le generazioni  non hanno confini, le vite sono più fluide, sempre riplasmabili, e gli adulti possono vestire i panni degli adolescenti manifestandone tranquillamente le caratteristiche e i desideri.
In conclusione, se la famiglia è quel contenitore in cui si giocano le relazioni in senso orizzontale, tra la coppia, e in  verticale con i figli, e se il vostro lavoro è quello di ascoltare la famiglia, con quello di cui abbiamo parlato oggi ne avete di lavoro da fare!
Grazie.